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La storia del conflitto

In questa sezione vengono ripercorse le tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia di questo conflitto.

Documenti e approfondimenti

Articoli, campagne e documenti per approfondire e capire meglio le questioni del conflitto e i suoi protagonisti.


 
Popolazione: 9.940.232
85% è costituito da Somali, 15% da non-Somali (Bantu e Arabi)
Superficie: 637.657 Kmq
Capitale: Mogadiscio, 997.000 ab. (stima attuale)
Moneta: Scellino somalo
Lingua: Somalo (ufficiale), Arabo, Italiano, Inglese
Religione: Islam sunnita
Governo: la Somalia e un “failed state”, un’anarchia classica. vede la mancanza di una autorità centrale che eserciti il monopolio della forza, la mancanza di un livello minimo di protezione sociale, il potere di gruppi clanici che si sostituiscono nel territorio allo Stato, l’accettazione della criminalità organizzata, un Governo Transitorio Federale (TFG) senza autorità e legittimazione popolare. I pirati somali sono percepiti dalla popolazione come benefattori.

A metà del Diciottesimo secolo, varie nazioni concorrevano per la predominanza territoriale nel Corno d’Africa. Il territorio corrispondente all’attuale Somalia fu diviso tra Francia, Italia, Gran Bretagna e Etiopia. Nel 1860 la Francia occupò il territorio di Gibuti, all'estremità meridionale del Mar Rosso, poi ribattezzato Somalia Francese. Nel 1880, anche l’Impero britannico fondò un suo protettorato nel Nord della Somalia, chiamato British Somaliland. Nel 1889 gli italiani acquistarono dal sultano di Zanzibar il territorio corrispondente al sud della Somalia (Somalia Italiana), mentre nello stesso periodo anche gli etiopi acquisirono un proprio territorio nell’area di Ogaden.
 
Dopo la seconda Guerra Mondiale, la Somalia Italiana fu affidata ad una gestione Onu, sotto la responsabilità italiana, in vista di una propria autodeterminazione. Il primo luglio 1960, la Somalia Italiana e Britannica, acquistata la propria indipendenza, formò un unico stato: la Repubblica Unita di Somalia.
Appena raggiunta l’indipendenza, un gran numero di etnie somale presenti in Etiopia e in Kenya espressero il desiderio di unirsi al nuovo Stato. Il governo somalo sostenne l’idea dell’autodeterminazione dei popoli di origine somala presenti nelle aree dell’Etiopia, del Kenya e della Somalia Francese (corrispondente all’attuale Gibuti), incoraggiando le spinte di tali popolazioni ad unirsi in una Grande Somalia. Questa presa di posizione divenne, nel caso di Ogaden, un contenzioso internazionale, che determinò la rottura delle relazioni diplomatiche e lo scoppio di una guerra tra Somalia ed Etiopia, conflitto che si è prolungato per tre decadi (con fasi acute nel 1960, nel 1964, nel 1973, nel 1983 e nel 1987).
All’interno del paese, l’assetto istituzionale democratico pluripartitico vigente sin dall’indipendenza, fu drammaticamente interrotto nel 1969, con un incruento colpo di stato militare. Il Supremo Consiglio Rivoluzionario, sotto la guida del generale Siad Barre, instaurò un sistema politico socialista sotto il controllo militare. Il regime di Barre bandì il sistema di clan che caratterizzava nel profondo la società somala, annodò stretti legami con l’Unione Sovietica e impose una forma somala di “socialismo scientifico”.
Dopo una battuta d'arresto nel 1978 sul fronte di Ogadeni, una fazione militare composta da funzionari del clan Darod (appartenenti al sotto clan Marjeeten), lanciò un colpo di stato militare che non ebbe successo. Nel 1979 il regime militare fu sostituito da un governo presidenziale mono-partitico, sempre con Barre al timone.
Nel corso degli anni Ottanta, il regime di Barre, in contraddizione con le sue stesse premesse ideologiche, divenne sempre più influenzato dal clan Marehan, di appartenenza dello stesso Barre, assumendo atteggiamenti sempre più repressivi nei confronti degli altri clan. L’autoritarismo di Barre alimentò il malcontento popolare, favorendo la nascita di un vasto fronte di resistenza strutturato sul modello dei diversi clan presenti nel paese, determinando in questo modo la nascita di quel conflitto interno che caratterizza ancora oggi il paese.
I gruppi di opposizione armata diedero vita negli anni Ottanta ad una vasta rete di azioni di guerriglia, in diverse zone del paese, con lo scopo di rovesciare il regime di Barre. Verso la fine del decennio, i diversi gruppi ribelli si fusero militarmente e riuscirono a rovesciare il regime di Barre, che cadde il 26 gennaio 1991.
Tuttavia, nel vuoto di potere venutosi a creare dopo la caduta di Barre, il contrasto tra le varie milizie armate appartenenti ai diversi clan giunse a livelli così elevati di violenza da determinare il collasso dell’apparato statale. Mentre lo stato somalo perdeva gradualmente autorità, la regione del Nord Ovest approfittò della situazione per dichiarare la propria autonomia, giungendo ad autoproclamarsi nel 1991 Repubblica indipendente di Somalia.
All’inizio del ventunesimo secolo, la Guerra civile in Somalia appare ancora attiva, attraverso forme di conflitto diverse dal passato, con una più pronunciata ispirazione islamica dei gruppi armati e il ripetuto tentativo di giungere alla costituzione di un governo centrale del paese (rientrano in questo percorso il Governo Nazionale Provvisorio del 2000 e il Governo Federale Provvisorio del 2004).
Il crollo dello stato somalo nel 1991 non ha solamente stimolato una guerra aperta tra gruppi armati e vari governi provvisori, ma anche un conflitto tra e all'interno dei clan e dei movimenti di opposizione di base, con lo sviluppo a sua volta di un gran numero di conflitti interni non statali.
Nel contesto della lotta per il potere, la violenza unilaterale a carico di vittime civili è stata sempre presente, ad opera di tutti i gruppi armati coinvolti.
La Somalia ha inoltre fornito sostegno militare al WSLF (Fronte di Liberazione Nazionale della Somalia Occidentale), nell’area contesa tra Somalia ed Etiopia nel territorio di Ogaden.
 
Giovedì 26 Gennaio 2017