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Repubblica Centro Africana   versione testuale

Popolazione: 5.166.510 ab. (2014) 
Superficie: 622.984 km²   
Capitale: Bangui
Moneta: Franco CFA
Lingua: francese, sango
Religione: Il 50% della popolazione è di religione cristiana, mentre il 35% della popolazione continua a mantenere credenze indigene. Il 15% della popolazione pratica l'Islam.
La Repubblica Centro Africana conquistò la sua indipendenza dalla Francia nel 1960, separandosi pacificamente dall’impero coloniale francese. Prima dell’indipendenza, i territori corrispondenti all’attuale Repubblica Centro Africana, con il nome di Ubangi-Shari, facevano parte dell’Africa Equatoriale Francese.
Il primo periodo coloniale francese fu orientato al massimo sfruttamento delle risorse naturali del paese, ad opera di una serie di compagnie concessionarie statali di estrazione mineraria. Gli ultimi 20 anni di dominazione francese furono invece caratterizzati per un atteggiamento più orientato allo sviluppo e alla modernizzazione del paese, attraverso la creazione di infrastrutture e l’avvio di più moderne pratiche agricole.
La Repubblica Centro Africana conta al suo interno una popolazione etnicamente e culturalmente molto eterogenea, di cui i gruppi Baya, Banda, Mandjia e Sara rappresentano le componenti più numerose. Negli anni che seguirono l’indipendenza, tale multietnicità dimostrò la sua estrema volatilità, influenzando negativamente il destino politico del paese.
Nel 1962, gli sforzi della Francia di dare alla neonata Repubblica un governo stabile diedero come unico risultato la creazione di uno stato autoritario, sotto la guida di David Dacko.
A partire dagli anni Sessanta fino alla fine degli Ottanta, il paese si è caratterizzato per una serie ripetuta e complessa di colpi di stato e dittature militari.
Una prima apertura democratica ebbe luogo all’inizio degli anni Novanta, con la presa di potere di un governo democraticamente eletto, che tuttavia non riuscì a placare i diversi interessi dei gruppi etnici, e che sfociò nel 2001 con un ulteriore colpo di stato. Il governo allora in carica, sostenuto dalla Libia e dai ribelli della Repubblica Democratica del Congo, si oppose al colpo di stato, tentando di espellere dalle fila dell’esercito gli elementi più sovversivi. In particolare, nel 2002, l’epurazione dell’alto ufficiale Francois Bozizé determinò un tentativo di colpo di stato, guidato dallo stesso Bozizé. Nel 2003, Bozizé sconfisse il governo, conquistò il potere e avviò un processo di riconciliazione nazionale, invitando diversi settori della società a collaborare nella scrittura di una nuova carta Costituzionale. Alle successive elezioni democratiche del 2005, svoltesi correttamente secondo gli osservatori internazionali, Bozizé risultò vittorioso.
Ben presto Bozizé fu sfidato da nuove forze ribelli, coalizzatesi nell’UFDR (Union des forces démocratiques pour le rassemblement; Unione delle Forze Democratiche per l’Unità), secondo il quale il Presidente Bozizé ha continuato, come altri prima di lui, a favorire il suo gruppo etnico di appartenenza, a scapito degli altri gruppi etnici.
Nel 2009, un nuovo gruppo ribelle, il CPJP (Convenzione dei Patrioti per la Giustizia e la Pace), ha sfidato apertamente il Presidente Bozizé e il suo governo. La principale richiesta del CPJP è stata quella di obbligare Bozizé a dare le dimissioni, in quanto responsabile di aver deviato dai suoi compiti istituzionali e ingannato la popolazione del paese. Il conflitto, attivo fino al 2010, è sfociato nel 2012 in una serie di colloqui di pace, che dovrebbero determinare l’avvio di un processo di disarmo, smobilitazione e reinserimento sociale degli ex-ribelli in tutto il paese.
Per approfondire:
Venerdì 11 Maggio 2018