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11 luglio, anniversario del massacro di Srebrenica   versione testuale
11 luglio 1995. Massacro di Srebrenica. Oltre 8.000 persone uccise e sepolte nelle fosse comuni. È doveroso ricordare e non dimenticare. Soprattutto non dimenticare le vittime. Ho avuto modo di incontrare in questi anni alcuni famigliari delle vittime di Srebrenica. Sempre quando si guarda a una guerra bisogna partire dalle vittime. Come ha detto papa Francesco il 13 settembre 2014 a Redipuglia: «Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre». Ricordare però che simili tragedie non avvengono ‘per caso’. Ci sono delle responsabilità, e ormai dopo 22 anni, volendo, si sanno. Ricordare e guardare anche alle guerre di oggi, partendo dalle vittime. Perché se le guerre le fanno gli altri, è più facile condannarle. Se siamo coinvolti in qualche modo anche noi è più difficile averne notizia ed è più difficile condannarle: Afghanistan, Iraq... Yemen. Si, proprio lo Yemen questo sconosciuto... Migliaia di vittime civili in questi ultimi due anni. Bombardamenti da parte dell’Arabia Saudita anche con bombe made in Italy.

Da tanto tempo lo denunciamo: bombe della RWM di Domusnovas, in Sardegna,  continuano a partire per Riyad.  Molti oggi faranno memoria del massacro di Srebrenica e avranno parole di condanna e di impegno perché certe cose non succedano più. Poi però le scelte di guerra continuano ad essere quelle più vincenti. La politica non ha messo in agenda il ripudio della guerra. Anzi: l’export di armi aumenta. Le spese militari per il 2017 in Italia sono di 23 miliardi, 40.000 Euro al minuto. Le vittime contano sempre meno, e al primo posto ritornano gli interessi: delle aziende che producono, delle banche coinvolte, della politica sottomessa e di una coscienza che rischia di adeguarsi e rassegnarsi. «Mentre il popolo soffre – affermava Papa Francesco  il 5 luglio 2016 nel messaggio alla Caritas Internazionale - incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti, e alcuni dei paesi fornitori di queste armi sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?». Ricordare è doveroso, ma non basta.

Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi)
Mercoledì 25 Agosto 2021