Conflitti dimenticati » La voce della Chiesa » La pace nella Patristica e nella storia del Magistero  » Leone Magno (540 ca. - 604) 
Leone Magno (540 ca. - 604)   versione testuale

La pace di Cristo
 
Come san Paolo ci insegna, noi abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo spirito che viene da Dio per conoscere i doni che Dio ci ha dato (1Cor 2,12). Se vogliamo adorarlo nella verità, non possiamo che offrirgli quello ch'egli stesso ci ha dato. Ora, nel tesoro dei suoi doni noi troviamo innanzitutto la pace: essa fu infatti annunciata solennemente dagli angeli addirittura nel momento della nascita del Signore. È la pace che genera i figli di Dio (cf. Mt 5,9}), è la pace che alimenta l'amore. La pace è madre dell'unità, riposo dei beati, spazio e dimora dell'eternità. La sua opera propria, il dono che le è caratteristico, è di separare gli uomini dal mondo unendoli a Dio. L'Apostolo ci invita a cercare questa pace quando dice: Poiché siamo stati giustificati mediante la fede, abbiamo pace con Dio (Rm 5,1). Nella sua brevità, questa frase riassume ciò a cui tendono quasi tutti i comandamenti, perché dove c'è la pace vera, nessuna virtù può mancare. Infatti, carissimi, essere in pace con Dio significa volere ciò ch'egli ordina e non volere ciò ch'egli proibisce. Se l'amicizia umana esige affinità di sentimenti e armonia di volontà e se la diversità dei modi di essere non può mai condurre a una concordia stabile, come potremmo essere partecipi della pace di Dio cercando il nostro piacere nelle cose di cui sappiamo che lo offendono? Non è questo lo spirito dei figli di Dio, e questa sapienza umana non si accorda con la loro grandezza di figli adottivi. Noi che siamo il popolo eletto e regale (cf. 1Pt 2,9), dobbiamo comportarci secondo la dignità della nostra nuova nascita: amare quello che il Padre ama, volere in tutto quello che il nostro Creatore vuole. Così il Signore non dovrà più dire: Ho generato dei figli e li ho cresciuti, ma essi si sono allontanati da me. Il bue conosce il suo proprietario, e l'asino la greppia del suo padrone. Ma Israele non mi ha conosciuto, il mio popolo non mi ha compreso (Is 1,2-3). È grande il mistero dell'amore di Dio. Si tratta di un dono che supera tutti i doni. Dio chiama l'uomo figlio suo, e l'uomo si rivolge a Dio chiamandolo Padre... Per questo, coloro che sono nati non da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma da Dio (Gv 1,13) offrano al Padre i loro cuori di figli uniti nella pace; tutti gli uomini divenuti figli adottivi si ricongiungano in colui che in questa nuova creazione è il primogenito. Egli è venuto a fare non la sua volontà ma la volontà di colui che l'ha mandato (cf. Gv 6,38); e il Padre, nel suo amore gratuito, non ha fatto suoi eredi delle persone discordi e diverse, ma ci vuole profondamente uniti nei pensieri e nell'amore. Creati di nuovo secondo un unico modello, dobbiamo essere tutti conformi a lui. La nascita del Signore è la nascita della pace. Dice infatti san Paolo: Egli è la nostra pace, poiché ha fatto di due uno (Ef 2,14). Ebrei e pagani, attraverso di lui abbiamo entrambi in un solo spirito l'accesso al Padre (Ef 2,18)... Concordi nella volontà e nei pensieri, uniti dalla fede, dalla speranza e dalla carità, lasciamoci spingere e guidare dallo Spirito di pace, perché tutti coloro che sono condotti dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio (Rm 8,14).
(Leone Magno, Sermoni, 6)
 
Venerdì 07 Febbraio 2014