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1982 - La Pace, dono di Dio affidato agli uomini   versione testuale

Messaggio di
Giovanni Paolo II
per la XV Giornata della Pace
 
La Pace, dono di Dio affidato agli uomini
 
1 gennaio 1982
 

Ai giovani,
che saranno domani i responsabili delle grandi decisioni nel mondo,
 
Agli uomini ed alle donne,
che sono oggi i responsabili della vita sociale,
 
Alle famiglie ed agli educatori agli individui ed alle comunità,
 
Ai Capi delle nazioni e dei governi,
 
E' a tutti voi che rivolgo il presente Messaggio all'alba dell'anno 1982, invitandovi a riflettere con me sul tema della nuova Giornata Mondiale: la pace, dono di Dio affidato agli uomini.
 
1. Questa verità si leva dinanzi a noi, quando si tratta di definire i nostri impegni e di prendere le nostre decisioni. Essa interpella l'umanità intera, tutti gli uomini e tutte le donne che sanno di essere responsabili gli uni degli altri e, solidalmente, del mondo.
 
Già alla fine della prima guerra mondiale, il mio predecessore, il Papa Benedetto XV consacrò un'enciclica a questo tema. Compiacendosi per la cessazione delle ostilità e insistendo sulla necessità di sedare gli odi e le inimicizie in una riconciliazione ispirata dalla mutua carità, egli iniziava la sua enciclica con queste parole: «Ecco la pace, questo magnifico dono di Dio, che, come dice sant'Agostino, "è tra i beni passeggeri della terra il più dolce di cui si possa parlare, il più desiderabile che si possa bramare, il migliore che si possa trovare" («De Civitate Dei» I, XIX, c. 11) («Pacem Dei munus» AAS 12 [1920] 209).
 
Sforzi per la pace in un mondo lacerato
 
2. Dopo di allora, molte volte i miei predecessori hanno dovuto richiamare questa verità nel loro sforzo costante di educazione alla pace e di incoraggiamento a lavorare per una pace duratura. Oggi la pace è diventata nel mondo intero una preoccupazione maggiore non soltanto per i responsabili della sorte delle nazioni, ma soprattutto per ampi settori delle popolazioni e per innumerevoli individui, che si consacrano con generosità e tenacia a creare una mentalità di pace e ad instaurare una vera pace tra i popoli e le nazioni. E' questa, certo, una realtà confortante. Ma non ci si può nascondere che, malgrado gli sforzi dispiegati da tutti gli uomini e da tutte le donne di buona volontà, gravi minacce continuano a pesare sulla pace nel mondo. Tra queste minacce, alcune assumono la forma di lacerazioni all'interno di molte nazioni; altre provengono da tensioni profonde e acute tra nazioni e blocchi contrapposti all'interno della comunità mondiale.
 
A dire il vero, i vari contrasti, di cui siamo oggi testimoni, si differenziano da quelli ricordati dalla storia per alcune caratteristiche nuove. Si nota, innanzitutto, la loro globalità: anche se localizzato, un conflitto è spesso l'espressione di tensioni che hanno la loro origine altrove nel mondo. Così pure accade spesso che un conflitto abbia delle risonanze profonde lontano dal luogo in cui e scoppiato. Si può parlare ancora di totalità: le tensioni attuali mobilitano tutte le forze delle nazioni e, d'altra parte, il loro accaparramento a proprio vantaggio ed anche l'ostilità si esprimono oggi sia nel tenore della vita economica o nelle applicazioni tecnologiche, sia nell'uso dei mass-media o nel campo militare. Bisogna, infine, sottolineare il loro carattere radicale: la posta in gioco dei conflitti e la sopravvivenza stessa dell'umanità intera, a motivo della capacità distruttiva degli attuali arsenali militari.
 
In conclusione, mentre tanti fattori favoriscono l'integrazione degli uomini, la società appare come un mondo lacerato, nel quale sulle forze di unione predominano le divisioni est-ovest, nord-sud, amico-nemico.
 
Un problema essenziale
 
3. Le cause di tale situazione sono - s'intende - complesse e di ordine diverso. Le cause politiche sono ovviamente più facili da discernere. Gruppi particolari abusano del loro potere per imporre il loro giogo a intere società. Mosse da un desiderio smodato di espansione, alcune nazioni giungono a costruire la loro prosperità a dispetto, cioè a spese del benessere delle altre. Il nazionalismo sfrenato alimenta così dei progetti di egemonia, nel quadro dei quali i rapporti con le altre nazioni sembrano stretti in un'alternativa spietata: o satellizzazione e dipendenza, oppure competizione e ostilità. Una più approfondita analisi porta a scoprire la causa di tale situazione nell'applicazione di certe concezioni e ideologie, che pretendono di offrire il solo fondamento della verità intorno all'uomo, alla vita sociale ed alla storia.
 
Davanti al dilemma «pace o guerra», l'uomo si ritrova, pertanto, confrontato con sé stesso, con la sua natura, col suo progetto di vita personale e comunitaria, con l'uso della sua libertà. I rapporti tra gli uomini si dovrebbero, forse, svolgere inesorabilmente sul filo dell'incomprensione e delle tensioni senza pietà, in forza di una legge fatale dell'esistenza umana? Oppure gli uomini - in rapporto alle specie animali, che lottano tra di loro secondo la «legge della giungla» - hanno la specifica vocazione e la radicale possibilità di vivere in rapporti pacifici con i loro simili, di partecipare con essi alla creazione della cultura, della società, della storia? L'uomo, in definitiva, quando si interroga sulla pace, è portato ad interrogarsi sul senso e sulle condizioni della propria esistenza, personale e comunitaria.
 
La pace, dono di Dio
 
4. La pace non è tanto un equilibrio superficiale tra interessi materiali divergenti - che sarebbe secondo l'ordine della quantità, della tecnica -, ma piuttosto, nella sua realtà profonda, un bene di ordine essenzialmente umano, proprio dei soggetti umani e, dunque, di natura razionale e morale, frutto della verità e della virtù. Essa risulta dal dinamismo delle volontà libere, guidate dalla ragione verso il bene comune da raggiungere nella verità, nella giustizia e nell'amore. Questo ordine razionale e morale poggia precisamente sulla decisione della coscienza degli esseri umani alla ricerca di un'armonia nei loro rapporti reciproci, nel rispetto della giustizia per tutti e, quindi, dei diritti umani fondamentali inerenti a ciascuna persona. Non si vede come un tale ordine morale potrebbe prescindere da Dio, che è fonte primaria dell'essere, verità essenziale e bene supremo.
 
Già in questo senso, la pace viene da Dio come dal suo fondamento: essa è un dono di Dio. Appropriandosi delle ricchezze e delle risorse dell'universo elaborate dal genio umano ed è spesso a motivo di esse che sono nati i conflitti e le guerre «l'uomo si trova di fronte al fatto della principale donazione da parte della "natura", e cioè in definitiva da parte del Creatore» («Laborem Exercens», 12). E Dio non è soltanto colui che dona il creato all'umanità per gestirlo e svilupparlo in termini di solidarietà, al servizio di tutti gli uomini senza discriminazione; egli è pure colui che inscrive nella coscienza dell'uomo le leggi che lo obbligano a rispettare, in vari modi, la vita e tutta la persona del suo prossimo, creata come lui ad immagine e somiglianza di Dio, al punto che Dio stesso è il garante di tutti questi diritti umani fondamentali. Sì, Dio è veramente la fonte della pace: egli chiama alla pace, egli la garantisce, egli la dona come «frutto della giustizia».
 
Più ancora, egli aiuta interiormente gli uomini a realizzarla o a ritrovarla. In effetti, l'uomo, nella sua esistenza limitata e soggetta all'errore ed al male, va alla ricerca del bene della pace come a tentoni, incontrando molte difficoltà. Le sue facoltà sono offuscate da apparenze di verità, attirate da falsi beni e deviate da istinti irrazionali ed egoistici. Di qui la necessità per lui di aprirsi alla luce trascendente di Dio, che si proietta nella sua vita, la purifica dall'errore e la libera dalle passioni aggressive. Dio non è lontano dal cuore dell'uomo che lo prega e cerca di praticare la giustizia; in continuo dialogo con lui, nella libertà, egli gli presenta il bene della pace come la pienezza della comunione di vita con Dio e con i fratelli. Nella Bibbia, il termine «pace» ritorna incessantemente associato all'idea di benessere, di armonia, di felicità, di sicurezza, di concordia, di salvezza, di giustizia, come il bene per eccellenza che Dio - «il Signore della pace» (cfr. 2Ts 3,16) - dona già e promette in abbondanza: «Io farò scorrere come un fiume la prosperità» (Is 66,12).
 
Dono di Dio affidato agli uomini
 
5. Se la pace è un dono, l'uomo non è mai dispensato dalla responsabilità di ricercarla e di sforzarsi di stabilirla con impegno personale e comunitario lungo tutto il corso della storia. Il dono divino della pace, dunque, è sempre anche una conquista ed una realizzazione umana, perché esso è proposto all'uomo per essere accolto liberamente ed attuato progressivamente mediante la sua volontà creatrice. D'altra parte, la Provvidenza, nel suo amore per l'uomo, non lo abbandona mai, ma lo sospinge o lo conduce misteriosamente, anche nelle ore più oscure della storia, lungo il sentiero della pace. Le difficoltà, le delusioni e le tragedie del passato e del presente devono appunto essere meditate come lezioni provvidenziali, dalle quali spetta agli uomini ricavare la saggezza necessaria per aprire nuove strade, più razionali e più coraggiose, al fine di costruire la pace. Il riferimento alla Verità divina dona all'uomo l'ideale e le energie necessarie per superare le situazioni di ingiustizia, per liberarsi dalle ideologie di potenza e di dominio, per intraprende un cammino di vera fraternità universale.
 
I cristiani, fedeli a Cristo che ha predicato il «Vangelo della pace» e che ha fondato la pace nei cuori riconciliandoli con Dio, hanno - come sottolineerò alla fine del presente Messaggio - dei motivi ancora più decisivi per riguardare la pace come un dono di Dio e per contribuire coraggiosamente alla sua instaurazione in questo mondo, nella misura stessa in cui ne desiderano il totale compimento nel Regno di Dio. Ed essi sanno di essere invitati a unire i loro sforzi a quelli dei credenti di altre religioni, che denunciano instancabilmente l'odio e la guerra e che - per vie diverse - si impegnano a promuovere la giustizia e la pace.
 
Era importante considerare bene, innanzitutto, nei suoi fondamenti naturali questa visione piena di speranza per l'umanità rivolta verso la pace e sottolinearvi la responsabilità in risposta al dono di Dio; ciò illumina e stimola l'attività degli uomini sul piano dell'informazione, degli studi e degli impegni in favore della pace: tre settori, questi, che vorrei ora spiegare con alcuni esempi.

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Giovedì 20 Febbraio 2014