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Sacerdote ucciso in Centrafrica: fermo no dei Vescovi ad ogni forma di vendetta   versione testuale

Sale la preoccupazione per il grave deterioramento della situazione della sicurezza nella Repubblica centrafricana. Una serie di eventi tragici stanno segnando il 2018, ostacolando gli sforzi quotidiani della popolazione per preservare la convivenza e affrontare le sfide della povertà. Il 29 giugno 2018, presso il Vescovado di Bambari, padre Firmin Gbagoua, Vicario Generale e direttore della Caritas Bambari dal 2010, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di gruppi armati.

Padre Firmin è stato profondamente impegnato come sacerdote vicino ai fedeli, come intellettuale, come operatore di campo, come direttore diocesano della Caritas Bambari dal 2010. Dal marzo 2018, è il terzo sacerdote assassinato in questo paese. Religiosi e  religiose, luoghi di rifugio per tutte le popolazioni, sono da tempo stati colpiti e colpite violentemente. A partire dall'assalto del 10 aprile al distretto Pk5 di Bangui e i conseguenti disordini, ci sono state molte vittime. 

La Conferenza Episcopale Centrafricana, con una dichiarazione del 10 luglio 2018 (.pdf),  ha denunciato  con forza l’accaduto e allo stesso tempo ha ribadito la sua ferma posizione di rifiuto di ogni tentazioni di vendetta e di risposta violenta che alcuni gruppi autoproclamatisi “a difesa della “Chiesa” stanno propugnando. I Vescovi sottolineano come la sola risposta della Chiesa è la nonviolenza e che tali violenze non hanno origine nel conflitto tra comunità di confessioni diverse, che al contrario vivono insieme pacificamente da lungo tempo, ma sono opera di fomentatori e manipolatori. Questi tragici eventi fanno parte di un generale e rapido deterioramento della situazione di sicurezza nel paese da diversi mesi motivati da altre ragioni, compreso l'interesse per le ricchezze naturali del paese.
 
È emersa una geografia del terrore, con molte città e villaggi assediati: Batangafo, Mobaye, Zemio, Ndéle, Bria, Bambari, l'asse di Mbres - Kaga Bandoro. Anzi, 14 su 16 sono le prefetture che rimangono dominate da gruppi armati, in parte composti da elementi stranieri,che facilmente attraversano i confini difficili da controllare. Questi gruppi, instabili nella loro composizione e alleanze, nebulosi nella loro organizzazione, praticano stupri, rapimenti e traffico di esseri umani. Al momento, secondo le Nazioni Unite, nel paese ci sono quasi 700.000 sfollati interni e 500.000 profughi all'estero.

Alla voce dei Vescovi si è unita quella di molte organizzazioni operanti nel paese e della rete Caritas internazionale che hanno ribadito:
- la condanna ferma di tutte le forme di violenza e che tutte le vite sono preziose;
- il pieno sostegno agli sforzi dei responsabili delle  diverse comunità che resistono a tutto ciò che alimenta le divisioni e l'odio, distruggendo la coesione nazionale;
- la richiesta che la giustizia sia esercitata attraverso il perseguimento dei criminali coinvolti in omicidi, compresi quelli dei tre sacerdoti, e che nessun crimine rimanga impunito.
- la richiesta al governo centrafricano di denunciare gli atti odiosi e barbari perpetrati e combattere gruppi armati illegittimi che destabilizzano il paese, e rendono le vite dei centrafricani drammaticamente peggiori.
- la richiesta al governo centrafricano, così come alla comunità internazionale di mobilitare tutti gli organi in grado di proteggere le popolazioni e in particolare i leaders della riconciliazione e della pace;
- la richiesta alle autorità europee di denunciare pubblicamente la drammatica situazione centroafricana.
- la solidarietà con la popolazione centrafricana, che aspira solo a vivere in pace nella ricchezza della sua diversità culturale e confessionale, una popolazione che lavora con i suoi mezzi e tutta la sua intelligenza per rompere la spirale di povertà e violenza;
Unirsi nella lotta alla povertà, seguendo in modo determinato un approccio inclusivo, esigere  una giustizia nazionale e internazionale imparziale,  sostenere e rafforzare la solidarietà e tutti gli sforzi di convivenza e rispetto reciproco, tracciano un percorso sicuro verso una pace duratura.
Lunedì 10 Settembre 2018