Gli attori del conflitto

1. FAPC – Forces armées du peuple congolais: l’esercito governativo dal Luglio 2003, fedele all’attuale presidente Kabila fin da quando nel 1997, sotto il nome di “Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione” (ADFL), aveva rovesciato la dittatura di Mobutu (al potere da circa trent’anni). Queste forze armate sono state sostenute fin dall’inizio del conflitto dagli eserciti nazionali di Angola, Namibia e Zimbabwe in nome di una “lotta contro l’aggressione della civiltà bantu” e da varie milizie tribali filo-governative (guerrieri come i Mayi-Mayi, i Donos e i Kamajors) che si sono federati nelle Forze per la Difesa della Democrazia (FDD) e dagli Hutu Interahamwe ruandesi, rifugiatisi nelle foreste del Congo orientale nel 1994 dopo aver compiuto il tremendo genocidio di oltre mezzo milione di tutsi.

 
2. I Tutsi – Dal 1998 i ribelli Tutsi si organizzano in veri e propri gruppi armati, come il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD) e il Movimento di Liberazione del Congo (MLC). Il primo affiancato dal Ruanda, sia dai soldati dell’esercito nazionale che dalle Forces démocratiques de libération du Rwanda (presenti sul territorio della RDC dal 1994).Il secondo sostenuto dalle forze armate ugandesi. Questi gruppi combattono contro i soldati del presidente (prima Laurent Kabila e poi, dalla sua morte nel 2001, di suo figlio Joseph). Il RCD si è diviso nel 1999 in due fazioni rivali: il RCD-Goma (sostenuto dal Ruanda) e il RCD-Kisangani (“ammutinati” sostenuti dall’Uganda); ciò è indicativo del grado di confusione che esiste in questo conflitto nell’individuazione delle parti in lotta.
 
3. Altri gruppi di ribelli appartenenti a diverse tribù, come l’UPC – Union des patriotes congolais (per la maggior parte appartenenti alla tribù degli Hema) o il FNI – Front nazionaliste intégrationniste (fazione armata Lendu); che negli ultimi anni (dal 1999 ad oggi) hanno aspramente combattuto fra loro nella regione nord-orientale dell’Ituri (territorio affidato al controllo dell’esercito ugandese). Infatti, c’è molta confusione tra conflitto etnico e guerra civile: la Repubblica democratica del Congo accusa l’Uganda di strumentalizzare lo scontro etnico, al fine di giustificare la sua presenza in territorio congolese, così da sfruttarne l’economia locale (oro e legno). Ci sono numerosi altri gruppi di ribelli coinvolti, che solitamente si raggruppano facendo leva sull’appartenenza etnica, ma col fine unico di combattere contro il governo, che sta cercando di aprire un dialogo con ciascuno per far rispettare la pace.
 
4. Gli eserciti regolari di ben 5 paesi di questa regione africana: Angola, Namibia, Zimbawe (a fianco del Presidente Kabila)e Rwanda e Uganda (con i ribelli). Nel febbraio 2001, quale conseguenza dell’accordo internazionale di Lusaka (1999), questi paesi hanno cominciato il ritiro ufficiale dei loro contingenti; grazie anche all’intervento dei Caschi Blu della missione MONUC(UN Organization Mission in the Democratic Republic of Congo).
 
Intensità del conflitto
La guerra ha provocato circa tre milioni di vittime, o come conseguenza diretta dei combattimenti o a causa della difficilissima situazione sanitaria ed economica nella quale si è trovato il Paese in questi ultimi dieci anni. Il Crisis Group di Bruxelles affermava nel 2005 che 1000 persone morivano ogni giorno per cause “legate” alla guerra (come fame, malnutrizione, malattie e violenza). Il conflitto, che ha vissuto la RDC in questi ultimi dieci anni, è sicuramente una delle più intense guerre africane della storia contemporanea; infatti, numerose volte è definita come “la guerra mondiale africana”. Questa espressione fa riferimento in particolare al coinvolgimento diretto nei combattimenti di tutti i paesi della regione.