Papa Giovanni Paolo II allora parlò, e pregò, dicendo che «la guerra è avventura senza ritorno». Parlo della crudeltà dellembargo che strangolò lIraq dopo il 1991. Cercò di evitare la seconda guerra del Golfo, quela del 2003, mandando ambasciatori di Pace sia a Saddam che a Bush. Ma inutilmente. La guerra era già decisa! Una nuova guerra, a conferma di unavventura senza ritorno, con nuove armi sempre più “intelligenti” (alluranio impoverito, al fosforo bianco), una nuova guerra basata su nuove bugie. Una querra di cui Bush e Blair hanno vergognamente anche chiesto scusa, come se avessero pestato il piede a qualcuno sullautobus. E siamo al 2016, 25 anni dopo, di nuovo a parlare di Iraq, di guerra, di soldati, di bombe e di morti. Davvero è la tragica conferma che in quella “avventura” siamo ancora maledettamente coinvolti, e non sappiamo come e quando ci sarà una fine. Me lo diceva una catechista, a Mosul nel dicembre 2002: dagli anni in cui vendevamo mine antiuomo a Saddam Hussein, ai bombardamenti del 1991 fino alla guerra che già si sentiva nellaria e che sarebbe iniziata nel 2003 lunico linguaccio che lOccidente ha usato è sempre stato solo quello degli affari con le armi e la guerra!
Papa Francesco parla di una terza guerra mondiale a pezzi. Si aprono nuovi scenari (di guerra !) in Libia. Forse lItalia invierà soldati di nuovo in Iraq. E la storia continua. E la “guerra” continua, con violenza, terrore, morte e distruzione. Davvero non abbiamo dato molto peso a quelle parole di Papa Giovanni Paolo II e l”avventura” continua. Nel frattempo quanti amici conosciuti in Iraq, in quella Mosul ora inaccessibile! Quante amici uccisi, a cominciare da Mons. Rahho, vescovo di Mosul, rapito e fatto trovare morto nella discarica della città il 13 marzo 2008. Purtroppo per molti sembra che lIraq esista da quel tragico agosto 2014, con lattacco dellIsis ai villaggi nella Piana di Ninive. Ma, lo dobbiamo riconosce, negli anni precedenti lIraq e la sua gente è stata abbastanza dimenticata. Quanto silenzio!
Nellaprile 2007 Pax Christi aveva rilanciato lappello dei Vescovi Iracheni, a rompere il silenzio su quella tragedia ma il silenzio fu più forte. Forse non cera la volontà di accendere i riflettori su una situazione così dolorosa e che ci vedeva anche coinvolti in interessi non sempre chiari. Su Mosaico di pace, la rivista promossa da Pax Christi, in queste mese di Gennaio abbiamo dedicato il dossier proprio alla Prima guerra del Golfo. Se non vogliamo che questo 25° di guerra sia solo un triste anniversario, dobbiamo riscoprire con più passione limpegno per la pace, contro la guerra e il traffico delle armi, come ci ricorda continuamente papa Francesco: «Il mondo non ha compreso la strada della pace. Noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Cosa rimane di una guerra, di questa guerra che noi stiamo vivendo adesso? Rimangono rovine, migliaia di bambini senza istruzione, tanti morti innocenti e tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi. Una volta, Gesù ha detto che non si possono servire due padroni, Dio e le ricchezze. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze. Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’ e andiamo avanti con il nostro interesse Cè una parola brutta del Signore: Maledetti!, perché lui ha detto Benedetti gli operatori di pace!, coloro che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti».
don Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi