Il 9 luglio 2011 nasceva il Sud Sudan, il 54° stato africano, divenuto indipendente dal Sudan dopo due decenni di guerra civile e un referendum vinto con il 99% dei consensi. Il sogno di pace e prosperità si è però infranto dopo appena due anni con lo scoppio di una guerra civile fratricida, trasformata dalle élite al potere in conflitto a sfondo etnico. Violenza diffusa e fuori controllo nonostante i recenti accordi di pace tra le opposte fazioni. Il conflitto ha colpito soprattutto la già poverissima popolazione: la vita di milioni di persone dipende esclusivamente dagli aiuti umanitari, l'inflazione è in costante aumento, le infrastrutture distrutte, l’economia in ginocchio con gravi conseguenze sulle capacità di auto-sostentamento della popolazione anche nelle aree meno colpite dal conflitto. Una crisi di ampiezza regionale con milioni di persone fuggite nei paesi limitrofi, bisognose di assistenza.
Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), sono circa 2.1 milioni le persone sfollate rimaste all’interno del paese e 2.5 milioni i profughi nei paesi confinanti. In particolare oltre 1 milione in Uganda, 770.000 in Sudan, 440.000 in Etiopia, 110.000, in Kenya, 90.000 in Congo RD. A febbraio 2018 i Vescovi del Sud Sudan si sono pronunciati nuovamente con una lettera pastorale e un appello congiunto nel quale denunciano ancora la guerra e le condizioni di inedia della popolazione. Il Santo Padre più volte ha implorato pace.
Caritas Italiana, da anni impegnata nel paese, continua a sostenere la popolazione con un nuovo e articolato programma in Sud Sudan e in Uganda in collaborazione con le Caritas locali e con l’organizzazione Medici con l’Africa CUAMM. Gli interventi sono possibili grazie a un nuovo contributo della Conferenza Episcopale Italiana dai fondi dell’otto per mille e alle offerte ricevute da singole persone e comunità. Le azioni principali sono la fornitura di viveri alimentari e non alimentari, servizi sanitari di base, supporto alla riattivazione socio-economica, iniziative di promozione della pace. Oltre all’aiuto a sfollati e profughi, i destinatari dell’intervento sono anche quanti rientrano nei loro territori di origine e comunità locali vulnerabili in condizioni di insicurezza alimentare. Un’attenzione privilegiata è data alle fasce più deboli che pagano il prezzo più alto della crisi. Per quanto riguarda la sanità il programma sostiene le iniziative di Medici con l’Africa CUAMM nelle aree più colpite dalla crisi attraverso l'attivazione di cliniche mobili, la riabilitazione di alcuni presidi medici saccheggiati e distrutti, la prevenzione di epidemie attraverso campagne di vaccinazione, il supporto alle autorità sanitarie locali per la raccolta di dati di carattere sanitario e nutrizionale, la definizione e attivazione di un sistema di allerta e risposta alle emergenze sanitarie e nutrizionali e il potenziamento del servizio di trasporto in ambulanza. Gli interventi nel campo della sicurezza alimentare e nutrizione, riguarderanno attività di sostegno al reddito attraverso schemi di “cash for work” e “cash transfer”, distribuzione di generi non alimentari, sostegno alle attività agricole attraverso la distribuzione di semi ed attrezzi da lavoro, attività di risoluzione dei conflitti e promozione della pace. In Uganda, il paese che ospita il numero maggiore di profughi e un flusso incessante di nuovi arrivi, gli interventi sono volti a migliorare la capacità di autoproduzione dei mezzi di sussistenza di rifugiati e famiglie di comunità ospitanti, riducendo al contempo il rischio di violenze di genere attraverso interventi multisettoriali di risposta. Caritas Italiana si unisce ai ripetuti appelli delle Chiese africane e del Santo Padre affinché le armi tacciano davvero e vi sia un adeguato impegno dei governi per fornire aiuto alle popolazioni colpite e avviare subito nuove e più efficaci politiche che agiscano sulle cause della crisi, sostenendo il paese nel medio e lungo termine in un processo di sviluppo duraturo. Caritas Italiana rilancia inoltre l’appello alla solidarietà alle comunità cristiane e alle persone di buona volontà per un aiuto concreto, per garantire l’assistenza umanitaria, ma anche, se la pace ci sarà davvero, per sanare le conseguenze della guerra che si protrarranno a lungo e aiutare la popolazione a ricostruire il proprio futuro.