Pubblichiamo la traduzione dell’intervento pronunciato il 19 novembre dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, davanti al Consiglio di Sicurezza durante il dibattito aperto sul tema “Mantenimento della pace e della sicurezza internazionali: rafforzare la sicurezza collettiva attraverso la regolamentazione e la riduzione generale degli armamenti.
Signor Presidente, mi permetta di congratularmi con lei per l’assunzione della presidenza del Consiglio di Sicurezza questo mese. La mia delegazione esprime apprezzamento per aver convocato questo dibattito aperto che ha lo scopo di affrontare la necessità di una regolamentazione e di una riduzione generale degli armamenti e delle forze armate, verso un consolidamento della pace e della sicurezza internazionali.
Le conseguenze drammatiche del traffico illecito di armi a livello mondiale esortano la comunità internazionale a raddoppiare il suo impegno a creare nuovi meccanismi di controllo. Insieme alla recente adozione della risoluzione Verso un Trattato sul Commercio delle Armi nel Primo Comitato dell’Assemblea Generale, che è un primo passo importante verso uno strumento legalmente vincolante sul commercio e sul trasferimento delle armi, questo dibattito non è solo opportuno, ma anche vitale per rinvigorire gli sforzi volti alla riduzione globale delle armi. La Santa Sede sostiene pienamente e incoraggia l’iniziativa in oggetto in seno a questo organismo e intrapresa da parte dell’intera comunità internazionale ed è pronta a offrire il suo contributo.
L’iniziativa del Consiglio di Sicurezza di affrontare la questione della regolamentazione e della riduzione degli armamenti è legata ai costanti problemi mondiali relativi alla sicurezza e sta acquistando slancio nel mondo. Di recente, durante il dibattito generale nel Primo Comitato dell’Assemblea Generale, abbiamo ascoltato un delegato dell’Africa dire che “per ogni africano esistono sette pallottole illegali e tre fucili puntati su di lui. Ciò è scandaloso in particolare in un tempo in cui un tasso inaccettabilmente alto della popolazione mondiale vive ancora al di sotto della soglia di povertà”. Questo è solo uno dei molti esempi che si potrebbero portare. La mia delegazione condivide la grande preoccupazione dei Paesi colpiti dai conflitti, la cui esperienza ci dice che il traffico illecito di armi, il loro accumulo e la loro produzione illecita sono un ostacolo alla soluzione pacifica di dispute, trasformano le tensioni in conflitti armati, sono un fattore chiave nel loro prolungarsi e quindi compromettono in modo grave la pace e lo sviluppo. La mancanza di regolamentazione e di impegno nel ridurre l’offerta mondiale di armamenti ha creato un mondo in cui le armi si ottengono più facilmente del cibo, delle abitazioni e dell’educazione. È chiaro che, destinando anche solo una piccola porzione dei 1.300 miliardi spesi in armamenti a programmi volti a promuovere la piena crescita sociale, economica e spirituale delle persone, non solo creeremmo un mondo migliore e più sicuro, ma promuoveremmo anche un nuovo rispetto per la vita e per gli altri.
Signor Presidente, in questo contesto la mia Delegazione desidera essere una eco delle voci di centinaia di migliaia di persone che nella Repubblica Democratica del Congo chiedono giustizia, pace, sicurezza e la possibilità di vivere semplicemente in dignità nella propria terra. La Santa Sede condanna con vigore i massacri commessi sotto gli occhi della comunità internazionale nella Repubblica Democratica del Congo e richiede ogni sforzo per porre fine a questa tragedia umana. L’entrata in vigore del Protocollo di Nairobi sulla Prevenzione, il Controllo e la Riduzione delle Armi Leggere e di Piccolo Calibro, il 5 maggio 2006, è stato un passo importante verso standard universali per la protezione delle popolazioni civili nella Regione dei Grandi Laghi, nel Corno d’Africa e negli Stati confinanti. Sappiamo che gli Stati in cui si compiono massacri in questi giorni hanno firmato e ratificato il Protocollo di Nairobi. La Santa Sede chiede a tutti loro di accelerare la sua attuazione.
In conclusione, signor Presidente, la mia delegazione concorda pienamente con la necessità di sviluppare un nuovo consenso sulla sicurezza che contribuirà al conseguimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale, alla sicurezza e al rispetto per i diritti umani. Sono necessari sforzi maggiori, volontà politica, trasparenza, flessibilità e apertura. La mia delegazione condivide l’idea che per avviare questo processo, il primo e più importante passo è far sì che gli Stati osservino i trattati che essi hanno firmato e ratificato.
(Da “L’Osservatore Romano” del 22 novembre 2008)