Padre Firmin è stato profondamente impegnato come sacerdote vicino ai fedeli, come intellettuale, come operatore di campo, come direttore diocesano della Caritas Bambari dal 2010. Dal marzo 2018, è il terzo sacerdote assassinato in questo paese. Religiosi e religiose, luoghi di rifugio per tutte le popolazioni, sono da tempo stati colpiti e colpite violentemente. A partire dall’assalto del 10 aprile al distretto Pk5 di Bangui e i conseguenti disordini, ci sono state molte vittime.
La Conferenza Episcopale Centrafricana, con una dichiarazione del 10 luglio 2018 (.pdf), ha denunciato con forza laccaduto e allo stesso tempo ha ribadito la sua ferma posizione di rifiuto di ogni tentazioni di vendetta e di risposta violenta che alcuni gruppi autoproclamatisi a difesa della Chiesa stanno propugnando. I Vescovi sottolineano come la sola risposta della Chiesa è la nonviolenza e che tali violenze non hanno origine nel conflitto tra comunità di confessioni diverse, che al contrario vivono insieme pacificamente da lungo tempo, ma sono opera di fomentatori e manipolatori. Questi tragici eventi fanno parte di un generale e rapido deterioramento della situazione di sicurezza nel paese da diversi mesi motivati da altre ragioni, compreso l’interesse per le ricchezze naturali del paese.
È emersa una geografia del terrore, con molte città e villaggi assediati: Batangafo, Mobaye, Zemio, Ndéle, Bria, Bambari, l’asse di Mbres – Kaga Bandoro. Anzi, 14 su 16 sono le prefetture che rimangono dominate da gruppi armati, in parte composti da elementi stranieri,che facilmente attraversano i confini difficili da controllare. Questi gruppi, instabili nella loro composizione e alleanze, nebulosi nella loro organizzazione, praticano stupri, rapimenti e traffico di esseri umani. Al momento, secondo le Nazioni Unite, nel paese ci sono quasi 700.000 sfollati interni e 500.000 profughi all’estero.
Alla voce dei Vescovi si è unita quella di molte organizzazioni operanti nel paese e della rete Caritas internazionale che hanno ribadito:
– la condanna ferma di tutte le forme di violenza e che tutte le vite sono preziose;
– il pieno sostegno agli sforzi dei responsabili delle diverse comunità che resistono a tutto ciò che alimenta le divisioni e l’odio, distruggendo la coesione nazionale;
– la richiesta che la giustizia sia esercitata attraverso il perseguimento dei criminali coinvolti in omicidi, compresi quelli dei tre sacerdoti, e che nessun crimine rimanga impunito.
– la richiesta al governo centrafricano di denunciare gli atti odiosi e barbari perpetrati e combattere gruppi armati illegittimi che destabilizzano il paese, e rendono le vite dei centrafricani drammaticamente peggiori.
– la richiesta al governo centrafricano, così come alla comunità internazionale di mobilitare tutti gli organi in grado di proteggere le popolazioni e in particolare i leaders della riconciliazione e della pace;
– la richiesta alle autorità europee di denunciare pubblicamente la drammatica situazione centroafricana.
– la solidarietà con la popolazione centrafricana, che aspira solo a vivere in pace nella ricchezza della sua diversità culturale e confessionale, una popolazione che lavora con i suoi mezzi e tutta la sua intelligenza per rompere la spirale di povertà e violenza;
Unirsi nella lotta alla povertà, seguendo in modo determinato un approccio inclusivo, esigere una giustizia nazionale e internazionale imparziale, sostenere e rafforzare la solidarietà e tutti gli sforzi di convivenza e rispetto reciproco, tracciano un percorso sicuro verso una pace duratura.