Sminare territori e coscienze, Dossier di Caritas Italiana sui Balcani

A dieci anni dal 17 febbraio 2008, data dell’autoproclamata indipendenza dello stato kosovaro dalla Serbia, Caritas Italiana pubblica “Futuro minato” (.pdf) un Dossier sul tema del disarmo con dati e testimonianze e un focus proprio sui Balcani.
 
≪Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana≫. Il monito di papa Francesco lo scorso 10 novembre, ci ricorda che in effetti gli ordigni moderni hanno tutti lo scopo di distruggere e colpire in maniera indistinta, non certo di mirare in maniera “intelligente” i soli obiettivi militari: le mine antiuomo, le bombe a grappolo, le munizioni all’uranio impoverito, le bombe atomiche, tutte le diverse tipologie di armi chimiche e batteriologiche, fino alla recente MOAB, la “madre di tutte le bombe”.
 
Nel mondo migliaia di persone continuano così a morire a causa degli ordigni esplosivi, in particolare mine antipersona. Il 90% sono civili, donne, anziani e bambini. Durante le guerre degli anni Novanta, mine e bombe a grappolo furono massicciamente impiegate in Bosnia ed Erzegovina e in Kosovo. Una larga parte di queste non sono state ancora rimosse, condizionando l’utilizzo di intere aree e provocando vittime e feriti.
 
Caritas Italiana ha cercato di indagare l’eredità che il conflitto ha lasciato sulle nuove generazioni, per conoscere il giudizio e l’interpretazione che i nati alle soglie del nuovo millennio danno delle vicende occorse nei loro Paesi. I risultati che vengono presentati nel Dossier sono il frutto della somministrazione di questionari ai giovani di Kosovo e Bosnia ed Erzegovina, avvenuta nel periodo tra ottobre e dicembre 2017. Ne è emerso che l’interesse dei giovani kosovari e bosniaci rispetto alle vicende dei loro Paesi nasce dalla volontà di approfondire la conoscenza delle cause e dei fatti avvenuti durante la guerra, non solo per evitarne il ripetersi, ma anche per comprendere quali possano essere le conseguenze dell’odio e del pregiudizio.
 
Così mons. Pero Sudar, Vescovo a Sarajevo: «Se le mine rappresentano fisicamente un problema, di fatto è la società stessa ad essere minata. Ci vorrà più tempo per “sminare” la nostra società che togliere fisicamente gli ordigni, mezzi fisici di separazione tra le persone». I nuovi dati di questo dossier confermano che gli effetti di lungo periodo degli armamenti, uniti alla mancata eliminazione nell’area balcanica della “psicosi bellica”, devono farci mantenere alta la guardia e l’impegno a costruire percorsi di riconciliazione.
 
Il DDT si aggiunge ai 32 già pubblicati da Caritas Italiana a partire dal 2015, tutti disponibili on-line.