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1999 - Nel rispetto dei diritti umani il segreto della Pace vera   versione testuale
 
Messaggio di
Giovanni Paolo II
per la XXXII Giornata della Pace
 
Nel rispetto dei diritti umani il segreto della Pace vera
 
1 gennaio 1999
 
 
 1. Nella prima Enciclica Redemptor hominis, che ho rivolto quasi vent'anni fa a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, già sottolineavo l'importanza del rispetto dei diritti umani. La pace fiorisce quando tali diritti vengono osservati integralmente, mentre la guerra nasce dalla loro violazione e diventa poi causa di ulteriori violazioni anche più gravi.(1)
 
Alle porte di un nuovo anno, l'ultimo prima del Grande Giubileo, vorrei soffermarmi ancora una volta su questo tema di capitale importanza con tutti voi, uomini e donne di ogni parte del mondo, con voi, responsabili politici e guide religiose dei popoli, con voi, che amate la pace e volete consolidarla nel mondo.
 
Ecco la convinzione che, in vista della Giornata Mondiale della Pace, mi sta a cuore condividere con voi: quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida a cui ci si ispira, quando la ricerca del bene comune costituisce l'impegno predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all'edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati, quando il perseguimento di interessi particolari prevale ingiustamente sul bene comune, allora vengono inevitabilmente seminati i germi dell'instabilità, della ribellione e della violenza.
 
Rispetto della dignità umana, patrimonio dell'umanità
 
2. La dignità della persona umana è un valore trascendente, sempre riconosciuto come tale da quanti si sono posti alla sincera ricerca della verità. L'intera storia dell'umanità, in realtà, va interpretata alla luce di questa certezza. Ogni persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 26-28) e, pertanto, radicalmente orientata verso il suo Creatore, è in costante relazione con quanti sono rivestiti della medesima dignità. La promozione del bene dell'individuo si coniuga così con il servizio al bene comune, là dove i diritti e i doveri si corrispondono e si rafforzano a vicenda.
 
La storia contemporanea ha evidenziato in modo tragico il pericolo che deriva dal dimenticare la verità sulla persona umana. Sono dinanzi ai nostri occhi i frutti di ideologie quali il marxismo, il nazismo, il fascismo, o anche di miti quali la superiorità razziale, il nazionalismo e il particolarismo etnico. Non meno perniciosi, anche se non sempre così evidenti, sono gli effetti del consumismo materialistico, nel quale l'esaltazione dell'individuo e il soddisfacimento egocentrico delle aspirazioni personali diventano lo scopo ultimo della vita. In questa ottica, le conseguenze negative sugli altri sono ritenute del tutto irrilevanti. Occorre ribadire, invece, che nessun affronto alla dignità umana può essere ignorato, qualunque ne sia la sorgente, la forma di fatto assunta, il luogo dove accade.
 
Universalità e indivisibilità dei diritti umani
 
3. Il 1998 ha segnato il 50° anniversario dell'adozione della « Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo ». Essa fu deliberatamente collegata con la Carta delle Nazioni Unite, con cui condivide una comune ispirazione. La Dichiarazione ha come premessa basilare l'affermazione secondo cui il riconoscimento dell'innata dignità di tutti i membri della famiglia umana, come pure dell'uguaglianza ed inalienabilità dei loro diritti, è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.(2) Tutti i successivi documenti internazionali sui diritti umani ribadiscono questa verità, riconoscendo ed affermando che essi derivano dalla dignità e dal valore inerenti alla persona umana.(3)
 
La Dichiarazione Universale è chiara: riconosce i diritti che proclama, non li conferisce; essi, infatti, sono inerenti alla persona umana ed alla sua dignità. Conseguenza di ciò è che nessuno può legittimamente privare di questi diritti un suo simile, chiunque egli sia, perché ciò significherebbe fare violenza alla sua natura. Tutti gli esseri umani, senza eccezione, sono eguali in dignità. Per la stessa ragione, tali diritti riguardano tutte le fasi della vita e ogni contesto politico, sociale, economico o culturale. Essi formano un insieme unitario, orientato decisamente alla promozione di ogni aspetto del bene della persona e della società.
 
I diritti umani vengono tradizionalmente raggruppati in due ampie categorie comprendenti, da una parte, i diritti civili e politici e, dall'altra, quelli economici, sociali e culturali. Accordi internazionali garantiscono, anche se in grado diverso, ambedue le categorie; i diritti umani, infatti, sono strettamente intrecciati tra loro, essendo espressione di dimensioni diverse dell'unico soggetto, che è la persona. La promozione integrale di tutte le categorie dei diritti umani è la vera garanzia del pieno rispetto di ogni singolo diritto.
 
La difesa dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani è essenziale per la costruzione di una società pacifica e per lo sviluppo integrale di individui, popoli e nazioni. L'affermazione di questa universalità e indivisibilità non esclude, di fatto, legittime differenze di ordine culturale e politico nell'attuazione dei singoli diritti, purché risultino rispettati in ogni caso i livelli fissati dalla Dichiarazione Universale per l'intera umanità.
 
Avendo ben presenti questi presupposti fondamentali, vorrei ora porre in evidenza alcuni specifici diritti, che appaiono oggi particolarmente esposti a più o meno aperte violazioni.
 
Il diritto alla vita
 
4. Primo fra questi è il fondamentale diritto alla vita. La vita umana è sacra ed inviolabile dal suo concepimento al suo naturale tramonto. « Non uccidere » è il comandamento divino che segna un estremo limite oltre al quale non è mai lecito andare. « L'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale ».(4)
 
Il diritto alla vita è inviolabile. Ciò implica una scelta positiva, una scelta per la vita. Lo sviluppo di una cultura orientata in questo senso si estende a tutte le circostanze dell'esistenza ed assicura la promozione della dignità umana in ogni situazione. Una vera cultura della vita, come garantisce il diritto di venire al mondo a chi non è ancora nato, così protegge i neonati, particolarmente le bambine, dal crimine dell'infanticidio. Ugualmente, essa assicura ai portatori di handicap lo sviluppo delle loro potenzialità, e ai malati e agli anziani cure adeguate.
 
Dai recenti sviluppi nel campo dell'ingegneria genetica emerge una sfida che suscita profonde inquietudini. Perché la ricerca scientifica in questo ambito sia al servizio della persona, occorre che l'accompagni ad ogni stadio l'attenta riflessione etica, che ispiri adeguate norme giuridiche a salvaguardia dell'integrità della vita umana. Mai la vita può essere degradata ad oggetto.
 
Scegliere la vita comporta il rigetto di ogni forma di violenza: quella della povertà e della fame, che colpisce tanti esseri umani; quella dei conflitti armati; quella della diffusione criminale delle droghe e del traffico delle armi; quella degli sconsiderati danneggiamenti dell'ambiente naturale.(5) In ogni circostanza, il diritto alla vita dev'essere promosso e tutelato con le opportune garanzie legali e politiche, poiché nessuna offesa contro il diritto alla vita, contro la dignità di ogni singola persona, è irrilevante.
 
La libertà religiosa, cuore dei diritti umani
 
5. La religione esprime le aspirazioni più profonde della persona umana, ne determina la visione del mondo, ne guida il rapporto con gli altri: offre, in fondo, la risposta alla questione del vero significato dell'esistenza nell'ambito sia personale che sociale. La libertà religiosa costituisce, pertanto, il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda. Ciascuno, infatti, è tenuto a seguire la propria coscienza in ogni circostanza e non può essere costretto ad agire in contrasto con essa.(6) Proprio per questo, nessuno può essere obbligato ad accettare per forza una determinata religione, quali che siano le circostanze o le motivazioni.
 
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo riconosce che il diritto alla libertà religiosa include quello di manifestare le proprie credenze sia individualmente sia con altri, in pubblico o in privato.(7) Nonostante questo, esistono tutt'oggi luoghi in cui il diritto di riunirsi per motivi di culto o non è riconosciuto o è limitato ai membri di una sola religione. Questa grave violazione di uno dei fondamentali diritti della persona è causa di enormi sofferenze per i credenti. Quando uno Stato concede uno statuto speciale ad una religione, ciò non può avvenire a detrimento delle altre. E' noto invece che vi sono nazioni in cui individui, famiglie ed interi gruppi continuano ad essere discriminati e marginalizzati a causa del loro credo religioso.
 
Né va sottaciuto un altro problema indirettamente collegato con la libertà religiosa. Talvolta, comunità o popoli di convinzioni e culture religiose diverse maturano tra loro tensioni crescenti che, a ragione delle forti passioni coinvolte, finiscono per trasformarsi in violenti conflitti. Il ricorso alla violenza in nome del proprio credo religioso costituisce una deformazione degli insegnamenti stessi delle maggiori religioni. Come tante volte vari esponenti religiosi hanno ripetuto, anch'io ribadisco che l'uso della violenza non può mai trovare fondate giustificazioni religiose né promuovere la crescita dell'autentico sentimento religioso.
 
Il diritto di partecipare
 
6. Ogni cittadino ha il diritto di partecipare alla vita della propria Comunità: è convinzione, questa, oggi generalmente condivisa. Questo diritto, tuttavia, viene vanificato quando il processo democratico è svuotato della sua efficacia attraverso favoritismi e fenomeni di corruzione, che non soltanto impediscono la legittima partecipazione alla gestione del potere, ma ostacolano lo stesso accesso ad un'equa fruizione dei beni e dei servizi comuni. Persino le elezioni possono venire manipolate al fine di assicurare la vittoria di certi partiti o persone. Si tratta di un affronto alla democrazia che comporta serie conseguenze, poiché i cittadini, oltre al diritto, hanno anche la responsabilità di partecipare: quando ne vengono impediti, perdono la speranza di poter intervenire efficacemente e si abbandonano ad un atteggiamento di passivo disimpegno. Lo sviluppo di un sano sistema democratico diviene così praticamente impossibile.
 
Di recente sono state adottate diverse misure per assicurare legittime elezioni in Stati che con difficoltà cercano di passare da una forma di totalitarismo ad un regime democratico. Per quanto utili ed efficaci in situazioni di emergenza, queste iniziative non possono, tuttavia, dispensare dallo sforzo che comporta la creazione nei cittadini di una piattaforma di convincimenti condivisi, grazie ai quali la manipolazione del processo democratico venga definitivamente rifiutata.
 
Nell'ambito della comunità internazionale, nazioni e popoli hanno il diritto di partecipare alle decisioni che spesso modificano profondamente il loro modo di vivere. La specificità tecnica di certi problemi economici provoca la tendenza a limitarne la discussione a circoli ristretti, con il conseguente pericolo di concentrazioni del potere politico e finanziario in un numero limitato di governi o di gruppi di interesse. La ricerca del bene comune nazionale e internazionale esige una fattiva attuazione, anche in campo economico, del diritto di tutti a partecipare alle decisioni che li concernono.
Giovedì 20 Febbraio 2014