Popolazione: 102,624,209
Superficie: 300.000 km² (73º)
Capitale: Manila
Moneta: Peso filippino
Lingua: filippino, inglese
Religione: Il 92,5% della popolazione è di fede cristiana e di questi l’81% è cattolico mentre il resto della popolazione appartiene a un gran numero di chiese minori tra cui l’evangelica (2,8%) e l’Iglesia di Cristo (2,3%)[11]. Circa il 5% della popolazione filippina è di religione musulmana
Dopo quattro secoli di colonialismo, le Filippine ottennero lindipendenza dagli Stati Uniti il 4 luglio 1946 (dalla loro scoperta, fino al 1898, le Filippine erano state una colonia spagnola).
Durante la seconda Guerra mondiale, le Filippine subirono una breve occupazione militare giapponese, che terminò con la sconfitta del Giappone nel 1945.
La grande maggioranza della popolazione condivide una comune radice culturale e religiosa (cristiano cattolica). I gruppi di minoranza più consistenti, di religione islamica, si trovano nel Sud del Paese, soprattutto nellisola di Mindanao, convertita allislamismo sin dallinizio del quattordicesimo secolo.
A partire dal 1946, le Filippine hanno conosciuto tre situazioni di conflitto:
a) Insurrezione comunista contro il governo nazionale: avviata nei primi anni dellindipendenza, con lo scopo di realizzare una più equa distribuzione delle proprietà terriere, ha avuto come attore principale il gruppo Hukbalahap (Huk). La ribellione partì nel 1946 e si concluse nel 1954, sotto la guida di attivisti del Partito Comunista Filippino (PKP). Allinizio degli anni Sessanta, la continua ingerenza degli Stati Uniti e il successo delle rivoluzioni marxiste in Cina e a Cuba, determinarono una recrudescenza delle azioni di guerriglia e la fondazione nel 1968 del Partito Comunista delle Filippine (CPP), che ha proseguito la lotta armata sino ai giorni nostri;
b) Insurrezione di milizie islamiche separatiste, nellisola di Mindanao: anche questo tipo di situazione trae la sua radice negli anni del colonialismo, periodo nel quale si formò il Fronte Moro, con lobiettivo di stabilire uno stato autonomo nel Sud delle Filippine (il termine Moro trae ispirazione dalla Reconquista spagnola dei territori occupati dagli Arabi). Alla fine degli anni Settanta e Ottanta, il Fronte Moro si fuse e diede origine a vari gruppi ribelli, permeati di ideologia islamica. I gruppi ribelli più attivamente impegnati nella lotta sono stati il Mindanao Independence Movement (MIM), il Fronte Moro di Liberazione Nazionale (MNLF), il Fronte Islamico di Liberazione Moro (MILF) e l Abu Sayyaf Group (ASG). Tutti I gruppi coinvolti nella guerriglia sono stati protagonisti di dure azioni militari, anche a danno di obiettivi civili;
c) Colpi di stato militari: nel periodo 1986-1990, si determinò nel paese un forte conflitto tra alcune fazioni insoddisfatte dellesercito filippino e il nuovo governo eletto al termine della dittatura del presidente Marcos (al potere dal 1972).
Dalla loro indipendenza, le Filippine non sono mai state coinvolte in azioni militari rivolte contro altri stati sovrani. Tuttavia, a causa della forte capacità militare e degli stretti legami con gli Stati Uniti, le truppe filippine hanno partecipato alla guerra di Corea (1950-1953). Inoltre, varie forze specialistiche e tecniche delle forze armate filippine sono state impiegate a fianco delle truppe americane nel corso della guerra del Vietnam. Nel corso di tale conflitto, hanno svolto un ruolo cruciale le basi militari americane localizzate nelle Filippine, attive nel paese sulla base della concessione di una serie di territori filippini al governo americano, a scopi militari (tale concessione, prevista per 99 anni allatto di indipendenza, è stata in seguito annullata).
Nel 1998, fu eletto presidente Joseph Estrada con il 37% dei voti. Il presidente era titolare di milioni di dollari in conti bancari aperti sotto falso nome e questo scandalo portò alle sue dimissioni. Nel 2001, fu eletto presidente Gloria Macapagal Arroyo. Anche lo scandalo delle tangenti colpi la presidente.
Nel 2002, il gruppo filippino ribelle Abu Sayyaf (legato ad al- Qaeda e Osama bin Laden) compi una serie di attentati e rapine. In un rapporto pubblicato nel 2003, Amnesty International denunciò l’uso della tortura contro i prigionieri politici nelle carceri filippine.
Alle elezioni presidenziali del 2004, Arroyo vinse il suo secondo mandato. Per la prima volta, gli emigrati filippini poterono votare. Nel 2006, Arroyo firmò una legge che aboliva la pena di morte. In questo modo, circa 1.200 condanne alla pena capitale furono commutate in ergastoli.
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Per approfondire:
Supertifoni, dato di fatto (“Italia Caritas” febbraio 2017)
I diritti violati di chi c’è da sempre (“Italia Caritas” luglio-agosto 2016)