Turchia

Popolazione: 77 695 904 ab. (2014)
Superficie: 783 562 km²
Capitale: Ankara  (5.270.575 ab. / 2015)
Moneta: Lira turca
Lingua: Turco
Religione: religione musulmana; sono presenti piccole minoranze cristiane (soprattutto ortodosse, ma anche cattoliche) ed ebraiche, mentre poco diffuso è l’ateismo.
La Turchia è divenuta stato indipendente nel 1918, alla dissoluzione dell’Impero Ottomano. La Repubblica di Turchia fu costituita nel 1923, ma solo nel 1950, dopo un lungo periodo di autoritarismo sotto Mustafa Kemal, furono convocate le prime elezioni politiche libere.
A partire da quel momento, la democrazia turca ha conosciuto periodi di instabilità politica e vari colpi di stato militari (nel 1960, 1971, 1980 e 1997). Dal 1950 al 1953, il governo turco ha fornito appoggio militare di varia natura al governo della Corea del Sud e nel 1999 ha preso parte alle operazioni militari della Nato contro il governo della Jugoslavia (Serbia), nell’area del Kosovo.
Inoltre, nel 2001, la Turchia ha inviato proprie truppe in Afghanistan, in sostegno dell’UIFSA (United Islamic Front for the Salvation of Afghanistan), in appoggio prima del governo afgano e successivamente della coalizione USA impegnata contro le forze di Al Qa’ida.
Il 6 marzo 1975 Iran e Iraq stipulano l’ «Accordo di Algeri», in cui si considera il movimento nazionale curdo un elemento distruttivo nei rapporti fra i due Paesi. Nel 1974 la Turchia è intervenuta militarmente nella vicina isola di Cipro, in risposta ad un golpe di nazionalisti greci che minacciava di far confluire l’isola nella sfera politica della Grecia. Come risultato di tale conflitto, si ebbe la divisione dell’isola in due parti: un più ampio settore Greco Cipriota e un ristretto settore Turco Cipriota, la cui sovranità nazionale indipendente è stata riconosciuta solamente dalla Turchia (la cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord).
Scoppiata nel dicembre 1980, la guerra fra Iran e Iraq (che durerà fino al 1988) vede direttamente coinvolti i curdi. Il Kurdistan diviene terreno di battaglia e i Governi di Baghdad e Teheran strumentalizzano la guerriglia curda nei rispettivi territori. Approfitta della situazione l’esercito turco, che ingaggia una guerra di annientamento nei confronti dei curdi dell’Iraq.
Dieci anni dopo, nell’agosto del 1984, il PKK (Partiya Karkeran Kurdistan; partito dei lavoratori del Kurdistan), promosse e avviò un’ampia campagna di lotta armata contro il governo turco, tuttora attiva, con l’obiettivo di costituire uno stato curdo indipendente. Nell’agosto 1984 il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) inizia la lotta armata in Turchia. Due anni dopo, il Rapporto annuale sulla violazione dei diritti umani nel mondo del Dipartimento di Stato degli USA denuncia per la prima volta la situazione dei curdi in Turchia. Il 16 marzo 1988 ad Halabja cinquemila curdi vengono uccisi dalle armi chimiche degli iracheni.
Nel marzo 1991, terminata la Guerra del Golfo con la resa del dittatore iracheno Saddam Hussein, curdi e sciiti proseguono la lotta contro il regime di Baghdad. L’impresa fallisce e due milioni di curdi si rifugiano in Iran e in Turchia. Nel 1991 e 1992, la lotta tra le forze governative e un gruppo armato di estrema sinistra (Devrimci Sol; Sinistra Rivoluzionaria), provocò la morte di oltre 25 persone nel corso di conflitti a fuoco. Devrimci Sol aveva avviato tali azioni nell’infruttuoso sforzo di far scoppiare nel paese una rivolta popolare di stampo marxista-leninista.
Il 5 aprile 1991 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vota la risoluzione n. 688 a favore del popolo curdo. È la prima volta che le Nazioni Unite riconoscono l’esistenza del «dovere di ingerenza umanitaria» negli «affari interni di uno Stato». Il presidente americano George Bush diffida Baghdad dall’intraprendere azioni militari a nord del 36° parallelo e viene contemporaneamente inviata una Forza di pronto intervento internazionale a protezione del Kurdistan iracheno. Si forma così sotto l’egida dell’Occidente la Regione autonoma del Kurdistan iracheno che nel 1992, dopo le elezioni vinte dal PDK-Iraq di Mas’ud Barzani e dall’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK) di Gialal Talabani, darà vita a un Governo regionale e ad un’assemblea nazionale.
Nel maggio del 1994 nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno iniziano i combattimenti tra il PDK e l’UPK per il controllo dell’area. Agli inizi di febbraio del 1995 viene chiuso l’unico quotidiano curdo turco. Nell’agosto del 1996 il regime di Baghdad si allea con il PDK-Iraq per espellere le forze dell’UPK alleate di Teheran. Il 17 settembre 1998 alla presenza del segretario di Stato americano, Madeleine Albright, i due leader curdi Barzani e Talabani accettano di risolvere le loro controversie in attesa delle elezioni che rinnoveranno l’assemblea regionale del Kurdistan. Il 20 ottobre dello stesso anno, in base a un accordo fra Ankara e Damasco, il leader del PKK Abdu Öcalan deve essere espulso dalla Siria assieme a 3mila suoi uomini. Il 9 giugno del 1999 il Consiglio d’Europa intima alla Turchia il rispetto dei di- ritti umani da essa ripetutamente violati.
Nel 2003, le Brigate Abu-Hafs al-Masri, coalizzate con il Fronte islamico IBDA-C, rivendicò a Istanbul una serie di attentati e azioni armate. Nel 2005, un altro gruppo di sinistra, il MKP (Maoist Komunist Partisi; Partito Maoista Comunista), si rese protagonista di ulteriori azioni armate, dirette contro il governo in carica. È di nuovo scoppiato nel luglio del 2015, in tutta la sua violenza, il conflitto tra lo Stato turco e i curdi di Turchia. Il Sud Est del Paese, regione a maggioranza curda, è sconvolto da scontri che hanno causato migliaia di morti, distrutto interi distretti di varie città e colpito duramente la popolazione civile.
15 Luglio 2016 tentativo di colpo di stato da parte dei militari turchi nei confronti di Erdogan.

 

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